In questo articolo parleremo della tartaruga Caretta caretta ma prima facciamo una panoramica sulle tartarughe marine presenti nei nostri mari.
Le tartarughe marine sono dei rettili adattatati perfettamente la vita acquatica, appartenenti alla famiglia delle testuggini. Le caratteristiche fondamentali che ci permettono di riconoscerle sono principalmente il carapace duro e le zampe adattate a pinne.
Nel mondo esistono sette specie di tartarughe marine e purtroppo sono tutte e sette, in questo momento, a rischio estinzione. Sono animali prevalentemente carnivori che si nutrono di pesci, molluschi, meduse e crostacei. Attraversano due fasi nella loro vita: all’inizio frequentano il mare aperto per poi, con la maturità, cominciare ad avvicinarsi verso fondali più bassi.
Per quello che ci riguarda da vicino, nel nostro mar mediterraneo, sono presenti tre di queste sette specie di tartarughe esistenti al mondo. Abbiamo la Chelonia mydas, conosciuta col nome comune di tartaruga verde; La Dermochelys coriacea, chiamata tartaruga liuto, che è la più grande delle tartarughe marine e per ultima abbiamo la tartaruga comune, la Caretta caretta.
La tartaruga comune Caretta caretta
Si chiama tartaruga comune perché è diffusa praticamente in tutti i mari: dall’oceano
Pacifico all’oceano Atlantico ma anche nell’oceano Indiano fino al nostro mar Mediterraneo e nel mar Nero. Può arrivare fino alla lunghezza di un metro e mezzo e pesare quasi 200 kg.
Si può riconoscere ed identificare in modo preciso grazie alle caratteristiche del suo carapace che un colore di base marrone rossiccio e presenta esattamente 5 placche vertebrali, 5 paia di placche costali e 12 paia di placche marginali. I siti di nidificazione di questa tartaruga nel Mediterraneo sono presenti in Grecia, in Turchia, in Libia, a Cipro e ovviamente in Italia, soprattutto in Sicilia.
Sono note le tartarughe che vanno a nidificare a Lampedusa ma troviamo i nidi anche nelle coste meridionali della Sicilia, specialmente in spiagge che si trovano nelle provincie di Siracusa e Ragusa. Si trovano dei nidi anche nelle acque dello stretto di Messina. I nidi che si riescono a registrare ogni anno, sono all’incirca una quarantina.
L’attività delle tartarughe e femmine che vengono a nidificare sulle spiagge si registra nel periodo compreso tra Maggio e Agosto, questo perché i nidi vengono lasciati riscaldare dalla luce solare che è perfetta in quel periodo. Se la sabbia raggiunge temperature in media al di sopra dei 29 gradi, le tartarughe che nasceranno saranno tutte femmine, se il nido si trova ad essere esposto a temperature in media sotto i 29 gradi nasceranno tutte tartarughe maschio.
La schiusa delle uova avviene generalmente dopo 40-70 giorni massimo ed avviene simultaneamente per tutte le uova nel giro di 2 o 3 giorni. Questo permette a chi volesse assistere alla schiusa di poterla osservare contattando gli enti che monitorano i nidi.
Come dovremmo comportarci davanti un nido? Uno dei motivi per cui le tartarughe sono a rischio estinzione è il fatto che i siti di nidificazione vengono disturbati dall’attività turistica estiva, per questo si provvede subito a circoscrivere la zona di nidificazione. Ciò è possibile grazie all’attività di operatori e collaboratori del wwf che monitorano queste zone riconoscendo le tracce lasciate sulla sabbia dalle femmine che sono state a deporre sulla spiaggia. Provvedono poi a controllare se c’è la presenza di uova e recintare l’area del nido..
Noi, da bravi osservatori quali vogliamo essere, non dovremmo andare ad invadere questo nido mentre è in fase di cova, né tantomeno quando vedremo le tartarughe che stanno uscendo dalla sabbia e vanno a prendere il mare. Se invece dovessimo vedere una tartaruga che sta andando a deporre le uova, ci dovremo limitare ad osservarla da lontano (addirittura è consigliata una distanza di almeno 10 metri tra noi e l’animale) in modo che non si senta minacciata né disturbata nella sua attività.
Ogni anno accade che ci sono più o meno 900 salvataggi di tartaruga in mare perché, oltre al problema del turismo, ci sono tutta una serie di infortuni che le Caretta caretta subiscono in mare: esemplari che rimangono impigliati nelle reti e nelle buste di plastica, oppure tartarughe che ingeriscono la plastica ecc… Gli animali vengono portati nei vari centri di recupero della tartaruga Caretta caretta, uno su tutti quello di Lampedusa.
L’invito che il team MNature fa, come sempre, è quello di osservarla ma non solo questo. Nell’osservare la tartaruga marina vorremmo anche ricordare il suo stato di animale a rischio. Se quindi riconoscessimo delle impronte di tartaruga su una spiaggia e vedessimo che nido non è ancora recintato, oppure vedessimo la tartaruga proprio mentre depone le uova, dovremo contattare subito la capitaneria di porto, qualche centro di recupero della tartaruga marina o il WWF stesso.
Diventiamo perciò ottimi osservatori ma soprattutto ottime persone.