I Ciclopi sono figure mitologiche originate dai greci. Si tratta di uomini giganteschi con un occhio solo al centro della fronte a volte accompagnato da una coppia di occhi più piccoli. Alcune volte sono descritti come degli abili artigiani mentre altre volte appaiono come dei rozzi mangiatori di uomini. Il Ciclope forse più famoso della letteratura greca è infatti Polifemo.
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Questa leggenda coinvolge la nostra Sicilia per diversi aspetti: danno il nome a diverse isolette come quelle di Acitrezza, viene narrato come questi ciclopi abitassero le nostre Isole Eolie e soprattutto abbiamo probabilmente la chiave per capire l’origine della leggenda. E questa chiave, come capita spesso nelle leggende popolari, la custodisce la natura della Sicilia.
Una frase emblematica in tal senso ce la rivela il filosofo Empedocle quando afferma che “in molte caverne siciliane furono ritrovati fossili di una stirpe di uomini giganteschi oggi scomparsa”.
la domanda viene quindi spontanea: di che resti si trattava?
Il Teschio di ciclope
Già.. I resti di cui parlava Empedocle, erano dei teschi di dimensioni poco più che umane e che presentavano un grande foro al centro della fronte che venne interpretato come un orbita oculare. Da qui l’enorme occhio rappresentato nella figura del ciclope.
Di che si trattava davvero?
Elephas falconeri
Erano teschi fossili di Elefante Nano della Sicilia (Elephas falconeri) che visse durante il
Pleistocene (tra 2,58 e 11.700 anni fa) ed estinto durante
l’ultima era glaciale.
A differenza delle altre creature sue contemporanee, generalmente molto grandi diventate più piccole per via dell’adattamento, la sua specie era molto più piccola del discendente moderno l’Elefante Asiatico.
Questo piccolo pachiderma, probabilmente, è il risultato dell’adattamento di una specie
di elefante molto più grande che migrò in Sicilia attraverso la Calabria quando le acque
del Mar Mediterraneo erano più basse. Quando invece il livello del mare
si alzò nuovamente, l’Elephas Falconeri rimase separato dalla terraferma, sull’isola
della Sicilia.
Perchè un elefante così piccolo?
A causa del processo chiamato “nanismo insulare”, le specie animali che si trovavano in
ambienti isolati diventavano di taglia più piccola di generazione in
generazione. Questo succedeva per due motivi strettamente legati a questioni di
sopravvivenza: in primo luogo, non c’erano predatori tali da
giustificare la grande stazza per difendersi; in secondo luogo, una taglia più piccola
significava anche meno cibo da dover assumere, cosa molto importante in un territorio come la Sicilia
dove il cibo poteva non essere abbondante. Ecco che, tramite questo processo, ci fu un Elefante
con un’altezza di soli 90 cm.
Le ultime eredità dei Ciclopi
Al Museo archeologico regionale Paolo Orsi è possibile vedere lo scheletro di un bell’esemplare di Elefante Nano siciliano. Essendo estinti, possiamo vederli solo nei musei.
Cosa ci resta invece della leggenda dei Ciclopi?
Possiamo recarci nell’arcipelago dei Ciclopi ad Acitrezza che fanno parte della Riserva naturale integrale Isola Lachea e faraglioni dei Ciclopi, area protetta istituita dalla Regione Siciliana nel 1998 e affidata in gestione all’Università degli Studi di Catania della quale è presente una stazione di studi biologici.
L’isola Lachea è la più grande (anche se si tratta comunque di un piccolo affioramento di 0,02km²) e corrisponderebbe all’isoletta abitata solo da capre del libro IX dell’Odissea di Omero.
Come altri posti della Sicilia, conserva delle sorprese interessanti. Se a livello di flora ospita una classica vegetazione con piante endemiche della Sicilia e dell’Italia meridionale, parlando di fauna la cosa cambia.
Si registra la presenza di due ragni, la Zelotes messinai (endemica in Sicilia) e l’Urozelotes mysticus che è stata osservata solo sull’isola Lachea.
L’animale che però ha suscitato maggiore ammirazione e fa da unione per tutta la leggenda è senza dubbio la lucertola della sottospecie Podarcis siculus ciclopica,
avvistata unicamente sull’isola; questa lucertola, isolatasi dalle cugine di terraferma, si è via via differenziata da esse acquistando una sua tipicità esattamente come le sottospecie di Podarcis raffonei delle isole Eolie anch’esse abitate dai Ciclopi secondo la leggenda.
Anche i volatili sono molto presenti sull’isola, che rappresenta il luogo di nidificazione o sosta occasionale. Tra gli uccelli più frequentemente avvistati abbiamo la ballerina gialla, la passera sarda, la gazza, il fanello, la sterpazzola, la tottavilla, l’occhiocotto, il gabbiano reale, il falco di palude, il falco pellegrino e, quello che abbiamo osservato per più tempo nell’ultima visita del team MNature lì, il cormorano.
Non resta che andare a visitare questo posto ed immergersi nella leggenda.