Batteri anti CO2 di Vulcano

Batteri divoratori di CO2 sono stati scoperti nell’isola di Vulcano, facente parte dell’Arcipelago delle isole Eolie. Non è la prima volta che queste isole ci regalano delle unicità. Ne avevamo parlato a proposito di specie rare in Sicilia. Stavolta la scoperta seppur microscopica è davvero grossa.

Batteri veloci

Generalmente vengono conosciuti come alghe azzurre ma questo è un nome improprio perché si tratta di cianobatteri che sono in grado di effettuare la fotosintesi. Proprio questa caratteristica è ciò che interessa al team di scienziati che ha effettuato questa ricerca.

Le origini della vita

La fotosintesi ossigenica è un processo con il quale i cianobatteri sottraggono anidride carbonica (CO2) dall’ambiente circostante producendo ossigeno molecolare (O2).

Su Proceedings of the Royal Society B sono stati pubblicati i risultati di una ricerca del MIT nella quale si parla del momento in cui questo tipo di cianobatteri fotosintetici ha fatto la sua comparsa sul pianeta, circa 2,9 miliardi di anni fa nell’era Archeozoica. Questo significherebbe che il processo di produzione dell’ossigeno tramite fotosintesi sia cominciato circa 400 milioni di anni prima della catastrofe ossidativa. Tale processo da parte dei cianobatteri rappresenterebbe il primo passo verso l’abitabilità della Terra. Stiamo parlando quindi di organismi che sono fondamentali per la vita.

Cianobatteri al microscopio.

La scoperta a Vulcano

La scoperta in questione è stata fatta dai ricercatori guidati da Braden Tierney, delle università americane Cornell e Harvard Medical School, nel settembre 2022. Come avete potuto intuire, pur trattandosi di un nuovo tipo di batteri, non si tratta della scoperta di un nuovo tipo di organismi. Questo cianobatterio ha però delle caratteristiche che non si erano osservate in precedenza. Nel caso specifico, il cianobatterio eoliano ha la capacità di affondare in profondità nell’acqua, il ché lo aiuta a raccogliere e assorbire maggiori quantità di CO2 dalla stessa e, cosa ancora più sorprendente, ha una velocità nel farlo che non era stata mai osservata in altri organismi simili. La cosa potrebbe avere campo di applicazione nel contrastare gli elevati livelli di CO2 nell’atmosfera.

Il perché dell’esistenza di questi batteri sta forse nell’ambiente stesso in cui sono stati trovati. Uno studio dellUnione Geofisica Americana, spiega che la mole di CO2 emessa dai vulcani in un anno oscilla tra le 100 e le 500 milioni di tonnellate. Ad oggi il vulcano più inquinante del mondo si trova proprio in Sicilia ed è l’Etna, che emette ogni giorno il 10% delle 9 mila tonnellate di CO2 di origine vulcanica mondiali. Le acque della Baia di Levante  dell’isola di Vulcano, nella quale sono stati trovati i cianobatteri, si trovano esattamente sotto il cratere attivo di Vulcano. Questo è famoso per la sua costante emissione di gas tra i quali molta CO2. Anche i fianchi del cono vulcanico, altri punti dell’isola e per l’appunto i fondali  delle acque che lo circondano, sono ricchi di fumarole che altro non sono che emissioni di gas secondarie. Questo fenomeno sottomarino fa sì che le acque termali della baia abbiano un elevato quantitativo di CO2 e, per mezzo dell’adattamento, i batteri hanno accelerato il processo di sottrazione del carbonio dall’anidride carbonica producendo ossigeno ad una velocità elevata. Non a caso i punti nei quali c’è un elevata concentrazione di cianobatteri sono le bocche vulcaniche sottomarine dove ovviamente circola un flusso costante di CO2.

Potenziali alleati

Al giorno d’oggi esistono già delle aziende che sfruttano dei microbi per convertire la CO2 in biocarburanti, biomasse ed oli biologici. Si è capito da tempo che la decarbonizzazione dell’aria è una delle chiavi per combattere l’attuale crisi climatica e, seppure non potranno essere dei cianobatteri a risolvere tutto, potrebbero comunque essere degli ottimi alleati in questa lotta. I batteri specifici dell’isola di Vulcano, che svolgono questo processo in modo rapido, potrebbero essere i nostri assi nella manica. Nel frattempo loro continuano a farlo nelle profondità di quel tratto di mare siciliano.

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