Il fico d’india (Opuntia ficus indica) è una pianta succulenta della famiglia delle Cactacee diventata uno dei simboli e dei vanti della Sicilia nel mondo. Questo fatto è dovuto allo straordinario adattamento che ha avuto al suo arrivo nel bacino del Mediterraneo quando fu importata dall’America. Fu descritta per la prima volta nel 1535 dal naturalista spagnolo Gonzalo Oviedo, mentre il padre della filosofia botanica Carlo Linneo descrisse  nel 1753 due specie distinte chiamate  Cactus opuntia, e Cactus ficus-indica. Fu poi il botanico inglese Philip Miller nel 1768 a dare la nomenclatura definitiva alla specie Opuntia ficus-indica.

Descrizione del fico d’India

Il fusto del fico d’India è composto da cladodi ovvero dei fusti modificati appiattiti ed ovali che raggiungono mediamente fino a 45 centimetri di lunghezza, 25 di larghezza e 3 di spessore. Data la loro forma, sono conosciuti comunemente come “pale”.

Un errore che viene commesso comunemente è quello di considerare queste pale come se fossero le foglie del fico d’india. Come abbiamo scritto precedentemete queste pale costituiscono il fusto del fico d’india mentre le vere foglie si presentano solamente sulle pale più giovani e non durano molto. Le foglie del fico d’india hanno forma conica e sono carnose.

L’arrivo del fico d’India in Sicilia

Il fico d’India fu portato in Europa a seguito della scoperta e conquista dell’America fra la fine del 1400 e gl’inizi del 1500. Furono infatti gli Aztechi i primi a conoscerne benefici ed utilizzo. Lo coltivavano perché era una pianta che si prestava bene a fare proliferare le cocciniglia dalle quali ottenevano il colorante rosso. Gli europei presero spunto e tentarono di replicare questo tipo di allevamento delle cocciniglie del carminio anche qui portando per l’appunto i fichi d’india nelle nostre terre e riuscirono nell’intento per la prima volta nelle isole Canarie. Da lì in poi si diffusero in tutto il bacino del mediterraneo sia sulle coste europee che su quelle nordafricane.

Le leggende popolari raccontano però altro. In un racconto, fatto più per definire il dominio del Cristianesimo sulle religioni Islamiche, viene narrato di come i turchi considerassero velenosi i frutti del fico d’India e riempirono con questi la Sicilia nel tentativo di eliminarne gli abitanti. A quel punto Dio che amava tanto  la Sicilia ed i siciliani, fece diventare dolci, abbondanti e miracolosi questi frutti.

posizione geografica del Messico, terra natale del fico d’India

Un fondo di verità

Se anche la realtà è quella di una pianta importata come tante altre e non un frutto di intervento divino, è pur vero che dell’aggettivo “miracoloso” può sfoggiarsi.

Sono infatti molteplici i benefici medici che possiamo ottenere dalla pianta del fico d’India.

I frutti di fico d’India sono per prima cosa ricchi di vitamina C ed è per questo motivo che venivano imbarcati sulle navi per prevenire lo scorbuto. Sono numerosi i benefici che recano a livello gastrointestinale. Possono essere sia astringenti che lassativi a seconda che si consumino con i semi o come semplice estratto, estratto che favorisce la diuresi e anche l’eliminazione dei calcoli renali. Ha benefici a livello epatico e proprietà antiossidanti. Sono un ottimo rimedio anche per i postumi da ebrezza alcolica.

I fiori lasciati essiccare vengono usati per infusi dalle proprietà digestive, antiinfiammatorie e depurative per l’intestino e per il fegato.

 

La polpa delle pale viene utilizzata come rimedio per le scottature e sulle ferite come cicatrizzante oltre che come rimedio per mal di denti, mal di testa e contusioni. Le pale più giovani sono ottimi emollienti per le infiammazioni. 

Insomma si può capire il motivo per il quale questa pianta si sia diffusa così tanto in un mondo non suo. La sua capacità di adattamento all’ambiente, nonché i benefici che ha recato, così ben sfruttati dalla saggezza contadina, hanno reso possibile il renderla una delle piante più iconiche al mondo.

 

Non c’è un’indicazione precisa su dove noi del team Mnature possiamo indirizzarvi per osservare queste piante, basta che visitiate una delle nostre meravigliose coste e sicuramente le vedrete. Se poi vi piace anche il turismo agroalimentare, sappiate che il fico d’India dell’Etna e quello di San Cono hanno ricevuto la denominazione DOP, quindi potreste fare una visita in questi posti e gustarveli magari durante la sagra dedicata proprio al fico d’India che vi si tiene nel mese di Ottobre.

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