Geloi Wetland: un’oasi nel deserto.
C’è poco da aggiungere per descrivere ciò che rappresenta la riserva che vi presentiamo oggi. Ci troviamo nel cuore della Piana di Gela, una terra ricca di storia, tanto che già Virgilio nell’Eneide tesseva le lodi dei Campi Geloi. Una terra con un patrimonio naturalistico unico al mondo che si è formata con l’accumulo dei depositi alluvionali dei fiumi Gela e Dirillo. Geologi di tutto il mondo studiano quest’area. Da qui passano anche le maggiori rotte migratorie degli uccelli che dall’Africa vengono a svernare da noi o volano verso il nord Europa.
Questa era una premessa doverosa.
Se è vero che soprattutto nel periodo fascista ci si preoccupava di bonificare gli stagni “malarici” per consegnare terre da coltivare e rinforzare il così detto “granaio d’Italia”; se è vero che nella Sicilia retrograda, dalla fine dell’Ottocento, i signorotti arraffavano terre costituendo immensi feudi sfruttati all’osso; se è vero che, nel menefreghismo generale, io agricoltore con pochi scrupoli mi arrogo il diritto di sfruttare terre non mie; se è vero che in tutto questo chi paga dazio è sempre la natura: questi ragazzi sono una nuova luce!
Siamo stati accolti da Davide, un sorriso stampato in faccia e tanta voglia di raccontare.
Ci ha fatto vedere i meravigliosi progressi che stanno facendo all’interno della riserva, dimostrazione pratica che non è poi complicato fare coesistere agricoltura sostenibile, allevamento e soprattutto conservazione ambientale. Abbiamo percorso il sentiero lungo la prateria perlustrata da Bianconi, Grillai e Nibbi bruni, dove, tra Viperina, Borragine e Camomilla precoce, stanno tornando a crescere le Orchidee.
Abbiamo fotografato delle Serapias, le Orchis italica e alcune Ophrys, tra cui la piccola bombiliflora, segno evidente di una natura che riprende possesso dei propri spazi. Abbiamo visto come hanno iniziato a rimboschire utilizzando piante originarie del posto che formano la classica macchia mediterranea e quindi leccio, corbezzolo, olmo, ginestra, rosmarino, carrubo, sughere, bagolaro, mirto, biancospino, palma nana, philirea, olivastro, lentisco, pioppi, salici, tamerici e altri . Si ricostituirà ciò che erano anticamente i nostri boschi in quella zona. E poi.. il cuore della riserva: gli acquitrini. Siamo rimasti estremamente colpiti dal risultato che sono riusciti ad ottenere. Pensate che a metà aprile sono ancora pieni d’acqua nonostante le scarse pioggie, e a testimoniare la bontà del lavoro svolto, per questi ambienti umidi, sono stati i numerosi migranti che hanno scelto Geloi Wetland come sosta. Di notevole interesse è la ghiandaia marina, un uccello che da solo fa da indice della qualità ambientale e che migra qui. I fenicotteri quest’anno sono arrivati e sono rimasti un mese, così come si è fatto vedere uno splendido esemplare di cicogna nera.
Al momento della nostra visita, tra gli altri, c’erano ancora i combattenti e dei simpatici tuffetti che nuotavano nello stagno tranquilli. Non mancano le cicogne in questa zona ma gli operatori di Geloi vanno oltre. Si stanno sforzando di abituare gli animali a lasciare i tralicci dell’alta tensione, dove molti muoiono di elettrocuzione, abituandoli piano piano a trasferirsi in luoghi più sicuri all’interno della riserva e per questo stanno istallando delle piattaforme dove le cicogne possono nidificare in sicurezza. In una zona soggetta alla desertificazione come ci spiegava Davide, è necessario aiutare inizialmente la natura. A questo scopo sono state piazzate anche delle cassette nido diversificate per dare alloggio a differenti specie che sono state occupate persino dal topo quercino e dai falchi grillai.
Altre tane sono pronte per i Martin pescatori e anche i condomini per gli insetti. Prossimamente questa sarà una culla di biodiversità dove rivivere ciò che erano questi ambienti prima che l’uomo se ne impadronisse. Stanno curando ogni dettaglio: serve una zona dove coltivare? E loro lasciano comunque ai margini spazio selvatico da fare occupare agli insetti impollinatori. In ogni caso hanno le arnie con le api all’interno della riserva.
Questo posto sarà da visitare per forza, un posto che, come loro stessi dicono, sarà per tutti e di tutti, dove lo sforzo di questi ragazzi e tutto il lavoro, le giornate, le fatiche saranno ricompensate come solo la natura sa fare. Oggi è una cicogna nera, domani chissà, sarà il ritorno del fratino..
In conclusione, salvare quest’area va ben oltre al conservare un ambiente naturale. Significa riportare indietro nel tempo una zona allo splendore iniziale, conservarne la storia, fa parte del patrimonio storico e culturale di noi siciliani che percorrevamo la via Francigena fabaria tra queste terre e per estensione è cutura del mondo intero. Può essere magari un piccolo passo verso uno più grande: istituire la riserva naturale della piana di Gela.
Intanto godiamoci l’eccellente lavoro svolto dagli operatori di Geloi Wetland che noi del team MNature ringraziamo di cuore per l’opportunità dataci.
I link utili della riserva.
Ringraziamo la guida Davide Pepi per la disponibilità e per averci fornito alcune immagini presenti nel video e in questo articolo.